December 9, 2019 PaoloCastaldi

Sincerità d’intenti.

Questo post nasce dall’intersezione di tre momenti differenti che hanno riguardato il mio percorso artistico in quest’ultimo anno, il decimo da quando son diventato autore di fumetti.
Nel 2009 debuttavo con Nuvole Rapide per Edizioni Voilier, microscopica casa editrice indipendente.
Un mese fa è uscito in tutte le librerie L’Ora X per Feltrinelli Editore su una sceneggiatura di Erri de Luca e Cosimo Damiano Damato.
La famosa acqua sotto i ponti.

(Vi avviso, è uno di quei post lunghetti, che servono prima di tutto a far chiarezza nella mente e nell’animo di chi li scrive ma spunti di riflessione esterni ce ne sono, se vi andrà di trovarne. Sul fare questo mestiere, sull’utilizzo dei social, sulla sincerità d’intenti).

Tre momenti, dicevamo:
– Uno spezzone di intervista, bellissima, a Niccolò Fabi che ho scovato su YouTube.
– La pubblicazione di una storiella breve su Instagram e Facebook.
– Una chiacchierata illuminante con Igort durante quest’ultima edizione di Lucca Comics.

Andiamo con ordine.

Niccolò Fabi, in questa intervista, spiega come ad un certo punto della sua carriera tutto era diventato troppo frenetico, il suo respiro non era più sincronizzato con quello della musica che componeva e in cui non si riconosceva più.
Aveva perso la bussola.
Ne è uscito dopo qualche tempo lavorando in silenzio al disco che lo avrebbe consacrato definitivamente. Uno dei dischi più belli che si siano ascoltati in Italia negli ultimi dieci anni, “Una somma di piccole cose”, con cui ha vinto poi il Premio Tenco.
La svolta – dice – è arrivata quando ha preso finalmente atto di chi era e soprattutto di chi non era e mai sarebbe stato. Dal punto di vista artistico, ben inteso.
Non sarebbe mai stato un maestro di vocalità né tanto meno di tecnica strumentale, ad esempio. Non sarebbe mai stato un hit maker in grado di scrivere pezzi universalmente riconosciuti e apprezzati come Albachiara, probabilmente. Non sarebbe mai stato un artista in grado di intercettare le giovanissime generazioni, che nell’era di Spotify significa fare man bassa di dischi d’oro, di platino, riconoscimenti FIMI. (trap docet).
Però una cosa era sicuro di saperla fare benissimo e su quello nessuno poteva avere dubbi a riguardo; era certo di saper scrivere canzoni che scaldano l’anima, come un brandy servito nel bicchiere giusto o una tisana in inverno, se preferite. Era certo di saper raccontare alcuni aspetti della vita quotidiana meglio di altri, con delicatezza e garbo, con eleganza. Nulla di più, nulla di meno. E quello ha deciso di tornare a fare. Quello che sapeva far meglio.
Sincerità d’intenti, la chiamano alcuni. E ogni artista, se riesce ad abbassare quanto basta il volume del casino tutto attorno, riuscirà ad ascoltarsi abbastanza da capire in cosa è veramente unico.
“Se poi hai fortuna, quella sincerità incontrerà un pubblico vasto” – continua Niccolò Fabi – “e diventerà qualcosa di importantissimo. Se ne incontra uno più piccolo, poco importa. Sarà importante per quella nicchia. Resterà nel tempo. Per sempre.”
Se quella sincerità manca invece, tutto è perso in partenza, il fuoco si spegnerà presto. Come con la paglia.


Nello stesso periodo in cui ascoltavo questa intervista a Fabi, cercavo di capire come essere più efficace sui social, come utilizzarli al meglio, insomma. Non riuscivo a spiegarmi come mai a risultati editoriali e lavorativi sempre migliori e prestigiosi non seguivano automaticamente migliori performance sui social network. Sto parlando di like, di interazioni, per dirla in parole povere.
Ero uno dei primi autori ad essere stato selezionato da Feltrinelli per la collana Comics, l’uscita di Zlatan mi aveva portato in TV, in radio, in giro per l’Italia, sui quotidiani online e cartacei di livello.
Sui miei canali social l’impatto di tutto questo è stato poco rilevante.
“Come mai?” mi chiedevo.
“Forse quello che pubblico sui miei profili è troppo simile ad altre centomila cose e non è poi così interessante. La solita foto dal treno andando ad una fiera, il solito sketch, la solita immagine del libro appena uscito ecc…”
“Forse dovresti stare molto più attento agli orari e alle modalità di pubblicazione dei post” mi suggerivano alcuni amici social media managers.
“Forse dovresti alleggerire un po’ di più il tono, pubblicare robe più sbarazzine. Guarda Sio!” mi suggerivano alcuni amici un po’ ingenui.
Spendevo tempo ed energie alla ricerca di una risposta, arrivando persino a percorrere strade che contraddicevano il mio stesso modo di essere e di intendere questa professione.
Mentre sprecavo tempo e mi affannavo, una notte scrivo e disegno di getto una storiella.
Realizzata con la stessa naturalezza con cui abbozzavo i miei primi fumetti, in cameretta, quando ancora vivevo a casa dai miei.
Mi sembrava una cosa bella, sincera, in cui finalmente mi riconoscevo. Di cui andavo fiero.
Decido di postarla su Insta e Facebook e di andarmene a letto.

Il giorno dopo aveva fatto il botto.
Cos’era cambiato? Cosa era successo?

Facciamo un salto in avanti.

Lucca Comics 2019.
L’Ora X era appena uscito in tutte le librerie della penisola e Il Mattino di Napoli gli dedica un piccolo spazio sul quotidiano, una recensione breve e molto positiva.
Un passaggio dice “La lotta per una società più equa e per una differente idea di futuro si fa poetico racconto grafico grazie allo stile pittorico di un artista sensibile e incisivo come Paolo Castaldi già autore di ecc…”.
“Sensibile”. Insieme a “poetico” e “delicato” è l’aggettivo che più ritorna nelle recensioni dei miei lavori. Tutti aggettivi che mi rispecchiano nella vita reale (a trentasette anni posso affermarlo con discreta certezza) ma che ritrovo molto diluiti nella mia altra vita, anch’essa reale, sui social network, dove ci insegnano che essere un po’ cinici, un po’ aggressivi, forse, funziona di più. Dove il condizionamento esterno è più forte. Vai a sapere.
Ci ragiono il tempo d’un caffè. Poi devo vedermi con Igort allo stand Oblomov
Con lui dovevo discutere di alcune nuove storie brevi per Linus.
“Che tipo di storie vorresti?” – chiedo.
“Raccontami quello che ti pare, quello che interessa a me, per Linus, è la tua sensibilità. La tua delicatezza nel raccontare. Devi fare solamente quello che sai fare meglio”.

Eccole, di nuovo. Sensibilità. Delicatezza.

Le sue parole, come una scintilla, hanno innescato una reazione a catena che in un attimo ha unito tutti i pezzi del puzzle. L’intervista di Niccolò Fabi, quella storiella pubblicata sui social qualche mese prima, tutto.
Capire quello che mai saremo e ricordarci chi siamo veramente.  Che poi è l’unico modo per un artista di essere rilevante.

Se avete avuto la pazienza di leggermi fino a qui siete senza dubbio le persone giuste per farmi compagnia in questo nuovo viaggio, che poi tanto nuovo non è. 

Si era solo interrotto, chissà quando.
Un viaggio dove non troverete strilli né tanto meno schiamazzi, dove il silenzio è prezioso.

Tutto questo giro di parole per raccontarvi di come si trasformeranno i miei canali social, in fin dei conti.

Se avrò qualcosa di realmente importante o interessante da dire sarà mia premura condividerla con voi, al meglio delle mie possibilità, sotto forma di testo, di storia a fumetti, di illustrazione. Altrimenti sarò io stesso lettore curioso di quel che succede attorno.


Sulle storie di Instagram troverete qualche contenuto in più.

Continuerò ad aggiornare il mio blog, una stanzetta più lenta, da degustazione, per chi di lentezza ha voglia e bisogno.

Continuerò a pubblicare aperiodicamente qualche brano musicale sul mio profilo Bandcamp perché suonare mi fa star bene come poche altre cose.

Quello che non troverete più lo avrete già capito e non credo vi mancherà. Come non mancherà al sottoscritto. Lascio ad altri che hanno più fiato e più voglia di sgomitare, di alzare la voce.
Sarete pochini, probabilmente. Soprattutto all’inizio.  Ma sarete tutto quello di cui ho bisogno per tornare a respirare col giusto ritmo.

E adesso “Shhh”, è ora per me di fare silenzio che di parole ne ho sprecate  già abbastanza.
Ci vediamo nel 2020 con altre storie a fumetti.

Un abbraccio
P.

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