Continuo a seguire con molto piacere Lockdown Calling, il format dei “Paguri” su YouTube. Questa volta ospite è Roberto Recchioni che, durante la sua lunga e interessante chiacchierata, tocca un punto importante a cui faceva riferimento anche Ausonia qualche tempo fa, sempre all’interno dello stesso contenitore: l’esigenza di riflettere veramente sul contributo che come autori possiamo dare al panorama attuale, cosa possiamo aggiungere con la nostra opera, dare un senso ad ogni nostra pubblicazione senza finire nel tritacarne del “fare un libro all’anno costi quel che costi”.
Ecco. È un aspetto che mi riguarda da vicino, una riflessione che sto discutendo nella mia testa già da qualche tempo.
E il post che (auto)celebrava i dieci anni di cammino professionale come autore non arrivava per caso.
2010-2020.
Un libro all’anno, a volte anche due.
Il tritacarne seriale a cui si faceva riferimento sopra io l’ho vissuto alla grande.
Ho iniziato perché fare fumetti è il mio sogno da sempre, avevo bisogno di esorcizzare alcune cose della mia adolescenza e così è nato Nuvole Rapide. Prima pubblicazione nel 2010.
Poi ho sentito l’esigenza di fare un passo più avanti e raccontare a mio modo la società in cui stavo vivendo cercando di arrivare ad un pubblico più ampio, nazionale. E ho incrociato sulla mia strada Beccogiallo.
Ho scritto e disegnato Etenesh nel 2011.
E così via.
C’era sempre una buona ragione per pubblicare un libro ogni anno (oltre la voglia e il piacere di raccontare storie, Ça va sans dire): la smania giovanile all’inizio, l’esigenza di essere accettato in quel mondo a cui desideravo appartenere poi, il ribadire di esistere, la voglia di stupire, di cambiare, di dimostrare qualcosa a me stesso e agli altri. Più avanti, soprattutto col passaggio in Feltrinelli e l’approdo nel mercato francese si aggiunse il denaro alla lista delle buone ragioni, denaro che inizia ad essere significativo all’interno del mio fatturato annuale e quindi non facilmente sostituibile, almeno in apparenza.
Non ne sentivo mai il peso perché raccontare storie mi fa stare bene per davvero.
E quindi a testa bassa, un libro all’anno.
Desideravo realizzare un libro su Maradona da sempre e l’ho fatto.
Volevo fare un reportage da Rosengärd per raccontare Zlatan da quando lessi tempo fa la sua bio e l’ho fatto.
Volevo realizzare un diario di viaggio e l’ho fatto.
Volevo raccontare una storia di genere ambientata nella Milano dell’800 e l’ho fatto. Volevo disegnare i super-eroi e l’ho fatto.
E ora, con La Buona Novella, sento di aver chiuso un primo ciclo.
La pubblicazione di questo fumetto, che appaga un mio desiderio adolescenziale, ha fatto scattare un interruttore, spegnendolo.
La lista delle cose da fare nella prima parte di strada direi che è stata grossomodo completata.
Ora sento di aver bisogno di più tempo.
Non sento più miei questi ritmi, questi meccanismi.
Non ho più bisogno di conferme né tantomeno di dimostrare nulla
Ora so chi sono e chi voglio essere, lo sanno i lettori, lo sanno gli editori.
Nel frattempo ho consolidato altre posizioni lavorative, come quella di illustratore per ragazzi e disegnatore su sceneggiature altrui che mi consentono di vivere anche senza il supporto di quell’anticipo ogni anno e, la cosa più importante, non mi va più di alimentare questo incessante brusio che è diventato il mercato editoriale oggi.
Che non rinnego, intendiamoci, è il mio mondo, a cui voglio bene, ma che non ha bisogno di un mio libro all’anno perché di libri ne escono a centinaia ogni mese.
Ho deciso di fare un passo indietro.
Scriverò e disegnerò un nuovo fumetto quando non potrò farne a meno. Quando la prossima storia avrà davvero urgenza di vedere la luce. Lo farò innanzitutto per me stesso, prendendomi il tempo giusto per realizzare qualcosa che possa appagarmi appieno.
Non credo dovrete attendere troppo, mi conosco abbastanza da sapere che le mani torneranno a prudere presto ma non sarà nel 2021.
Questo 2021, che attendiamo tutti con speranza, non vedrà sugli scaffali un nuovo fumetto scritto e disegnato da Paolo Castaldi e non potete immaginare quanto la cosa mi faccia sentire libero, quanto mi faccia stare bene.
Quanto mi faccia sentire consapevole, finalmente.
Un respiro profondo.
Buon anno a tutti.
***
P.s. A scanso di equivoci – No – non ci sono problemi con Feltrinelli che è e rimane il mio editore italiano.
P.p.s. Se sei un giovane autore prendi con le pinze queste parole perché sono il frutto di un percorso lungo. A vent’anni avrei riso di questo post. A vent’anni è giusto divorarlo con foga, il futuro.
